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'.....Speech is itself rhythmic, and the volunteers’ brain activity synchronized with the rhythms of the speech they were listening to. Seeing the speaker’s face increased this degree of synchrony.....'
comment - Words, words, words. Parole. Invenzione così...sociale. Limitata. Percio richiedono indifferenza. Non l'indifferenza. Bisogno escludere quei cazzi di articoli che implicano io, o un io, non solo nella prima persone singolare. Anche una terza contiene una prima. Quella prima, anzi quelle prime, implicano troppe altre parole, parole che guidano troppo i concetti - i sistemi così deliziosi e non così ben definiti, sottostanti. No, quei sistemi che di solito trattiamo con indifferenza invece richiedano qualcosa oltre nostro mero rispetto, o dovrebbero. Lo stupore, casomai.
Ma manipolarle, le parole, finche in contesto non cominciano ad assomigliare quel sentire da esprimere, anzi trasmettere - che devi esprimere, che devono essere trasmesse - finche le parole non esistono più, almeno non separate dal resto, ritmi, silenzi, posizione, mancanza. Sistemi. Finche assieme esistete oltre le parole. E solo allora che le storie diventano chiare, come musica. E l'atto di ascoltarle diventa un ballare.
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